lunedì 27 agosto 2007

Recensione: Harry Potter e la pietra filosofale

TITOLO ORIGINALE: Harry Potter and the Philosopher's Stone
NAZIONE: USA
GENERE: Fantasy
DURATA: 152 min.
DATA DI USCITA: 2001
REGIA: Chris Columbus
CAST: Emma Watson, Daniel Radcliffe, Rupert Grint, Robbie Coltrane, Maggie Smith, Tom Felton


“Harry Potter e la pietra filosofale” è il primo episodio, la prima collezione di avventure di una saga strutturata, in un’osmosi esemplare con i romanzi scritti (quattro) e annunciati (tre) di J.K. Rowling, come un mondo immaginario denso e autosufficiente. Con luoghi e azioni, personaggi e affetti modulati secondo uno schema effervescente e dinamico di “trasformazioni” e “scoperte”. È un evento cinematografico molto particolare perché è il corollario, l’illustrazione raffinata e popolare (mix eclettico tra convenzioni delle fiabe, radici gotiche e materiali della fantascienza) di un fenomeno letterario mondiale. Maghi e babbani, mondo reale e mondo immaginato, sortilegi e trasfigurazioni. Qui e altrove. Davanti e dietro lo specchio (delle brame). Come pretende la grammatica della nostra fantasia, da qualche parte ci sono un’isola, una scuola, un regno, e soprattutto un’infanzia che non vediamo o ricordiamo. Un mondo a portata di bacchetta o di viaggio in treno. Simile a quello in cui abitano e crescono i lettori e gli spettatori più piccoli. Laggiù tutto è più allegro, festoso, movimentato, spaventoso. Leggendo un testo così ricco e così chiuso il cinema si mortifica e si esalta. Si mortifica piegandosi ad una fedeltà quasi assoluta al romanzo, trasformando lo schermo bianco in un album per incollare le figurine e le situazioni mandate a memoria dagli spettatori. Si esalta con un casting eccellente. Con uno stile, un’atmosfera, una grana “all british”. Con l’estro, digitale e scenografico, di visualizzare le invenzioni del libro. Con la cura di un identikit, attendibile e gioioso, di un immaginario plasmato, sagomato e temprato in anticipo. Per assurdo, due ore e mezzo non bastano per descrivere bene le psicologie di alcuni personaggi, per approfondire alcuni passaggi, per affinare gli snodi della fiaba, per rallentare il racconto prima di accelerare verso un altro apice dell’intreccio. Il regista, lo sceneggiatore e gli attori sono un tramite tra lo spazio romanzesco e i lettori-spettatori. Cuscinetti oleati di una travolgente macchina delle meraviglie e dei balocchi. Verosimili interpreti di una fantasticheria che percorre la vecchia strada che porta dall’infanzia alla maturità. Romanzo di formazione emozionante anche per i babbani condannati a restare con i piedi per terra e incapaci di sorvolare, a cavallo di una scopa, il senso magico della vita.

VOTO: 7

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