sabato 11 agosto 2007

Recensione: Moulin Rouge


TITOLO ORIGINALE: Moulin Rouge
NAZIONE: Australia/USA
GENERE: Musicale
DURATA: 130 min.
DATA DI USCITA: 2001
REGIA: Baz Luhrmann
CAST: Nicole Kidman, Ewan McGregor, John Leguizamo

Come fare oggi un musical: strafare, direbbe probabilmente Baz Luhrmann, l’eccentrico regista australiano al quale, piaccia o no, alla terza prova registica va concesso il titolo di autore. Con “Ballroom” aveva fatto delle prove generali, in economia e attenendosi a un immaginario più sottomano e riconoscibile (le sale da ballo stile disco); con “Romeo + Giulietta” aveva preso di petto la più elementare e passionale delle storie d’amore, cavalcando con sprezzo del pericolo e del kitsch (ma anche con astuto tempismo) la moda delle trasposizioni shakespeariane; e con “Moulin Rouge” rischia tutto e realizza addirittura un musical (genere tramontato dagli ultimi fuochi degli anni ’60), sovrapponendo diversi classici del rock alle fantasmagorie visive del tempio del vizio (o delle donne o del can can) di fine ’800. Con ritmo instancabile e frenetico, negli interni ridondanti e rutilanti del Moulin Rouge ricostruito negli studi australiani, il moderno (il ’900) si incolla al passato (all’800), come fosse letteralmente nato per quello. Nella storia dell’amore impossibile ma voluto fino all’ultimo respiro tra l’ambiziosa e bellissima star del locale Satine e il poeta squattrinato Christian, ogni dettaglio visivo, ogni verso cantato, perde la propria connotazione anagrafica e diventa una parte armonica del tutto: dalle canzoni di Elton John, Bowie, Madonna, Kurt Cobain, Lennon e McCartney al “Can can” di Offenbach che ogni tanto riecheggia e, in un numero, esplode trionfante, dall’acconciatura da dark lady anni ’40 della Kidman (esplicitamente ispirata a Gilda e all’Angelo Azzurro) ai suoi corsetti belle époque e al bric-à-brac liberty che invade e anima le inquadrature. La commistione (tra lingue, umori e suggestioni immaginarie) era già la carta vincente di “Romeo + Giulietta”; qui Luhrmann la porta alle estreme conseguenze, cancella i confini, si butta a capofitto nei “luoghi” ottici e musicali della cultura popolare di un secolo e mezzo. Giustamente, al servizio di una risaputa storia d’amore.

VOTO: 6 1/2

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